Anche se il suo curriculum parlerebbe da se, quella che vede Emanuele Giaccherini faticare per trovare una maglia da titolare nel Napoli di Sarri è una storia già vista. Cesena, Juventus, Sunderland e Bologna, prima dell’approdo al Napoli, sono le squadre ove ha militato e si è messa in mostra la pulce di Talla, senza dimenticare la Confederation Cup e i 2 Europei ai quali ha partecipato vestendo la maglia della Nazionale italiana.
Come si possono spiegare, allora, queste continue esclusioni dall’undici titolare e lo scarso minutaggio da subentrante?
Ad una prima analisi, le ragioni si possono forse trovare nel pragmatismo del suo allenatore, uno che “bada al sodo”, che una volta trovata la giusta alchimia tra gli interpreti della sua sinfonia calcistica, fatica e non poco a variarne gli elementi. In poche parole, scomodando Vujadin Boskov, è possibile riassumere la situazione attuale del Napoli con:
Squadra che vince non si cambia.
Un altro aspetto da prendere in considerazione è il lato umano di un calciatore come Giaccherini, uno che è venuto dal basso, che ha fatto la gavetta e conosce perfettamente il significato della parola “umiltà”. Probabilmente è una persona, prima che un calciatore, capace di stare al proprio posto, che non significa assolutamente mancanza di personalità, tutt’altro.
Antonio Conte, suo allenatore alla Juventus prima, CT della Nazionale poi, lo descriveva così al termine di una partita contro il Bologna, dove aveva messo a segno una bellissima rete:
youtube Click sull’icona per il video del golGiaccherini è l’ esempio di come un giocatore che ha fatto la provincia può meritarsi la Juventus, e lo ha dimostrato stasera. Se si chiamasse Giaccherinho sarebbe molto più considerato.