Il Milan parte fortissimo con un primo tempo giocato ottimamente ma la seconda parte di gara evidenzia le debolezze del diavolo. Il rientro in campo dei rossoneri è senza voglia e l’Atalanta costruisce un pareggio tuttavia meritato.
Inizia benissimo la gara del Milan che, al contrario di quanto visto con il Cagliari, parte bene e dopo soli due minuti trova il vantaggio con Gonzalo Higuain. Per tutto il primo tempo i rossoneri giocano bene, creano occasioni e hanno almeno due chance per raddoppiare il vantaggio. L’Atalanta non impensierisce troppo il Milan e si va negli spogliatoi con i ragazzi di Gattuso in vantaggio. Il rientro in campo del Milan è da incubo. La squadra è svogliata, sembra che l’idea sia quella di tenere palla per lasciar correre il tempo ma l’Atalanta non ci sta e comincia a uscire dal suo guscio. Al minuto 54 il papu Gomez sigla un pareggio che per quanto visto nel primo tempo sembrava inarrivabile per la Dea. Da parte del Milan non arriva una vera e propria reazione e il 2-1 di Bonaventura al 61esimo è quasi fortuito per come stavano giocando i rossoneri. Successivamente il Milan butta via un altro paio di occasioni e nel finale subisce l’assedio dell’Atalanta. Dopo un salvataggio sulla linea da parte di Ricardo Rodriguez i nerazzurri trovano il pareggio con Rigoni che infila in rete al minuto 91. Altro pareggio e altra chance buttata via dopo il doppio vantaggio rimontato dal Napoli e il pareggio a Cagliari.
Una squadra debole mentalmente che non ragiona più da grande ma da compagine di metà classifica.
L’analisi post partita del dirigente rossonero Leonardo è perfetta. Il dirigente spiega come i rossoneri, abituati ormai da anni al sesto/settimo posto, abbiano perso la mentalità da grande squadra che ti permette di vincere e convincere. La consapevolezza di essere più forti e di voler puntare in alto. Mentre la strategia difensivista che il Milan acquisisce ogni volta che passa in vantaggio è pessima per una squadra che la storia ricorda come grandissima del calcio mondiale. Questo tipo di gioco ha condannato il Milan sia a Napoli che ieri sera a San Siro. Non sarà facile cambiare la mentalità di questo gruppo dove l’unico a ragionare da vero vincente è Gonzalo Higuain. Un attaccante eccezionale che però da solo non può nulla.
Le colpe dell’inesperienza di Gattuso che non sembra riuscire a capire le giuste mosse per risollevare la squadra. La grinta di un allenatore, da sola, non può nulla.
Sul banco degli imputati non può non finire mister Gattuso. Considerato da molti un motivatore più che un maestro di tattica. Ma allora come mai il Milan di ieri rientra in campo completamente svogliato e privo di motivazione? E come mai in ogni partita vengono regalati almeno 30 minuti di gioco agli avversari? La sensazione è che l’ex numero 8 non sia l’uomo giusto per iniziare un cammino importante. Ogni partita giocata dal Milan dà l’impressione che ci sia bisogno di un allenatore d’esperienza che possa portare mentalità vincente alla squadra. Purtroppo mister Gattuso, pur assicurando grinta e amore per la maglia, non ha quell’esperienza e quella consapevolezza di cui dispone un allenatore vincente, un mister che sa quello che fa. La grinta di un allenatore non basta se poi i giocatori scendono in campo come nel primo tempo di Cagliari o nel secondo di ieri.