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Juventus-Inter, finale di coppa Italia: la conferenza di Allegri e Chiellini

Allegri e Chiellini hanno parlato in conferenza stampa di presentazione alla sfida all’Inter per la finale di coppa Italia.

Allegri e Chiellini si sono presentati in sala stampa per presentare la finale di coppa Italia di dome ore 21 allo stadio Olimpico di Roma tra Juventus e Inter.

La conferenza di Chiellini

Si parte proprio da Chiellini: nel caso dovessi lasciare la Juventus, che Juve lasceresti?
“Io credo che quest’anno sia stato in crescendo. Dopo un inizio difficile, la squadra ha iniziato ad aver la propria identità. Arrivare a raggiungere la qualificazione aritmetica in Champions a quattro giornate dalla fine dimostra che la squadra è cresciuta. A gennaio eravamo sette punti sotto, il percorso di crescita credo sia stato evidente e importante. Abbiamo ritrovato attributi che questa squadra deve avere e che saranno il cardine delle prossime stagioni. La partita di domani penso sia l’ultima della stagione, ma in realtà credo sia propedeutica alla prossima: finire vincendo la partita di domani sarebbe un’iniezione di fiducia. Non sempre ci si riesce, ma la Juve ha il DNA di provare a vincere ogni trofeo a cui partecipa. A parte che la Coppa Italia ti permette di fare la Supercoppa, ti darebbe più slancio e tornare a vincere lo scudetto che onestamente penso sia l’obiettivo da avere”.

Che valore ha questa finale?
“Anche l’anno scorso alla fine facevamo lo stesso discorso… Io vivo con l’entusiasmo di un ragazzino che riesce a giocare una finale del genere. C’è grande voglia di raggiungere il trofeo, consapevoli della difficoltà della partita. In campionato siamo stati puniti oltre misura, abbiamo tutte le carte in regola per fare nostra la partita: entrambe le squadre arriviamo in un momento buono ma non entusiasmante per vari motivi. L’Inter ha perso la vetta e non è felice di essere dietro, noi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo che era almeno la Champions ma è chiaro che la speranza di tutti era diversa. Questa partita è talmente importante che si giocherà sui dettagli e sugli episodi. Dovremo capire bene i momenti della partita, sia quando ci sarà da soffrire che quando avremo modo di colpire, con grande lucidità”.

Finora tre sfide in stagione con l’Inter: un pareggio e due sconfitte, ma nell’ultima si è vista la migliore Juve. Che problemi vi ha creato l’Inter?
“Sono sempre partite equilibrate, poi i dettagli fanno la differenza. Dispiace per Alex (Sandro, ndr) ma senza quell’episodio si sarebbe andati ai rigori in Supercoppa, in campionato ho visto gare equilibrate, con pochi tiri in porta da entrambe le parti”.

Ritrovi le sensazioni di Euro2020?
“Il mister dice sempre che dobbiamo tornarci a metà maggio, perché evoca sempre bei ricordi. Io personalmente sto bene e non vedo l’ora di scendere in campo domani, la stessa cosa vale per i miei compagni. Sarà uno spettacolo, lo stadio pieno e milioni di telespettatori: alla fine è bello che sia Juve-Inter, la partita che tutti i tifosi sognano”.

Hai già fatto il discorso alla squadra?
“Non sono un tipo da discorsi, più una persona che con l’esempio o con una pacca sulle spalle riesce a trasferire i sentimenti che provo. Bisogna giocare a calcio, farlo insieme ed evitare nervosismi inutili”.

Qual è il messaggio che vorresti lasciare vincendo il ventesimo trofeo con la Juve?
“Sarebbe 20+1, visto che c’è rivalità accendiamola… Io mi sento un fratello maggiore, spero di avergli lasciato sempre qualcosa nel quotidiano a tutti, sia qui che in Nazionale. La Juve ha certi valori che non ho creato io e che ho solo imparato e portato avanti, quando si arriva alla Juve si capiscono e il mister che ha vissuto il Milan può raccontare la diversità. La Juventus ha bisogno dell’identità che ho imparato da Buffon, Del Piero, Birindelli, Pessotto. C’è sempre un filo conduttore nella storia della Juve”.

Potrebbe essere il primo trofeo della prossima stagione. Riuscirà la nuova Juventus a vincere quanto la tua?
“Io, a parte il primo anno, quindi dal 2006 al 2012, non ho vinto niente… Questa squadra di sicuro tornerà a vincere: lo dice la storia della Juventus e la famiglia Agnelli è una garanzia. Poi che rifaccia un ciclo come il nostro è difficilissimo nell’epoca moderna: è stata un’eccezione che se Milan e Inter continueranno a crescere sarà dura rifare. L’egemonia che abbiamo avuto si vede in Francia o Germania”.

Come giudichi l’Inter?
”Ha grandi giocatori, è una squadra completa e forte in tutti i reparti. Si è visto l’anno scorso e anche quest’anno, che ha cambiato qualche elemento. Ha grandissimi giocatori ed è la loro caratteristica: dobbiamo cercare di contrastarli con rispetto ma senza timore. Giudicare una stagione ora è impossibile: a parte che non compete a me, ma stanno facendo il massimo e due trofei cambierebbero tutto. Credo che Inzaghi abbia fatto un ottimo lavoro e non era facile”.

Si è parlato tanto di Real-City, che spettacolo ti aspetti domani?
“Non mi aspetto una partita come quella, ma perché siamo due squadre diverse. È stata una gara bellissima, ma fossi stato in campo sarei uscito incavolato alla fine. È stata bellissima da vedere, non mi aspetto uno Juve-Inter così, sarà molto più simile a quelle di campionato”.

Che programmi hai per i prossimi giorni?
“Volevo aspettare questa finale, perché credo sia giusto pensare al calcio. Poi nei prossimi giorni vedremo, ma è stato così anche l’anno scorso: io ho iniziato l’Europeo che potevo smettere il giorno dopo e probabilmente se con l’Austria il VAR non avesse visto quel fuorigioco non sarei qui. Viviamoci questa coppa, poi vediamo”.

Le parole di Allegri

Prima domanda per Allegri: è un po’ agitato?
“No, domani è una bellissima serata, un derby d’Italia. Giochiamo contro una squadra difficile da affrontare, contro cui abbiamo sempre fatto bene nelle partite precedenti. Ci vorrà lucidità, poi magari il calcio è strano: dopo due minuti magari si sblocca e cambia la gara, l’importante è avere la lucidità di giocare una bella gara”.

Quanti dubbi di formazione ha? Morata?
“Dubbi… Qualcuno ne ho, domattina o domani pomeriggio bisogna che lo dica, sennò poi ci si chiede chi gioca. Chiellini gioca sicuro, Perin uguale: gli altri vediamo”.

Può essere la ciliegina sulla torta del finale di stagione?
“Quando giochi una finale è normale che abbia una importanza grossa, dobbiamo cercare di vincerla”.

Può giocare con la difesa a tre?
“Vediamo… I giocatori che schiererò possono giocare a tre o a quattro anche a gara in corso”.

La finale può cambiare il giudizio sulla stagione?
“Vediamo. Siamo partiti male, abbiamo fatto una rincorsa e raggiunto un risultato importante: giocare la Champions è un risultato importante, che la Juve ha sempre raggiunto, a fine stagione ci metteremo lì per cercare di migliorare a 360 gradi per cercare di ripartire, certamente più avvantaggiati rispetto a quest’anno. La valutazione è semplice: se vinciamo, dite che va bene. Se perdiamo, che è disastrata. Sono valutazioni che noi non dobbiamo fare: vincere sarebbe bellissimo, ma il percorso di ripartire l’anno prossimo, ai blocchi di partenza, cercando di andare a vincere ed essere competitivi, è qualcosa che dobbiamo fare”.

Al di là del nostro giudizio, che dipende dai risultati, la cosa che non è andata che più l’ha sorpresa?
“Alla fine quindi mi date ragione… Cosa conta? Basta essere chiari. Le partite migliori sono state con l’Inter e col Manchester United: vi ricordate il risultato, non le prestazioni. Tornando alla domanda, all’inizio la perdita di Ronaldo a tre giornate dalla fine del mercato non è stata una cosa semplice: io dovevo conoscere la squadra, abbiamo avuto anche delle situazioni durante il percorso, in cui per esempio abbiamo perso Chiesa. Domani sono tutti convocati, a proposito. Abbiamo avuto delle difficoltà, sicuramente il fatto di spingere molto sull’acceleratore… Io ero sereno sul fatto che, passato il turno Champions, la squadra avrebbe cominciato a crescere e così è stato: la società poi ci ha dato una grossa mano a gennaio, prendendo Vlahovic. E da lì abbiamo iniziato una rincorsa importante, terminata con la sconfitta contro l’Inter, una gara che ci dà ulteriore spinta. Domani ci giochiamo la finale: per esserci bisogna arrivarci, altrimenti la si guarda in TV. Si è creata una base di conoscenza fra me e i giocatori, ma anche fra me e la società: di questo sono contento, e sono sereno che l’anno prossimo avremo molte più possibilità per lottare fino in fondo per quello che è l’obiettivo principale, cioè lo scudetto, per arrivare a marzo nelle migliori condizioni. Ora abbiamo la Coppa Italia: portarla a casa sarebbe carino, poi avremo le ultime due partite e dovremo cercare di finire la stagione al meglio per poter programmare subito la prossima”.

Lei è scaramantico? L’aver toccato ripetutamente il verde è legato a questo?
“No, sono ordinato. Non sono scaramantico, cerco di contornarmi di persone positive. Non parlo di virus, eh. Le persone tristi mi danno fastidio”.

Lei può diventare l’allenatore più vincente in Coppa Italia. Chi è l’allenatore più bravo nella storia del calcio italiano?
“Dipende da cosa si intende. Per me sono quelli che vincono: Ancelotti, a cui rinnovo i compimenti. Capello, Lippi, Sacchi hanno fatto la storia del calcio italiano. Carlo è l’unico che allena ancora e due anni fa era stato dato per finito, ma non è così: in Italia ci sono tanti bravi allenatori, giovani, che possono avere la possibilità di allenare una grande squadra. Però è diverso, anche se sembra uguale, allenare una grande squadra e giocare per vincere dall’allenare una squadra medio-piccola. E non parlo di tattica: ci sono tanti allenatori che allenano in Serie D o in Eccellenza, che sono molto preparati, come tutti in Italia, e sono molto bravi a livello tattico. Fare l’allenatore è molto di più, è una roba molto più grossa, che non è scritta in nessun libro. È come madre natura t’ha fatto: se ce l’hai ce l’hai, ma questo vale nel calcio come in qualsiasi professione. Ci sono le categorie, piaccia o non piaccia. E quelli che vincono sono i più bravi”.

Gioca Dybala?
“Gioca. Così vi do il titolone”.

Stojkovic ha detto che Vlahovic segnerà. Come l’ha visto alla vigilia della prima finale con la Juventus?
“Io spero ne faccia due, non uno. Sta facendo bene, lui è sereno. A volte chiede troppo a se stesso, ma è una questione caratteriale: ha dimostrato di essere un giocatore alla Juventus, poi è qui da tre mesi e l’anno prossimo potrà soltanto migliorare. I numeri sono buoni a livello di gol, poi è difficile in Italia fare un gol a partita: lui è tre gare che non fa gol, ma è capitato anche ad altri giocatori. Cristiano quando è arrivato è stato cinque-sei gare senza gol. Io sono contento, poi se aveva la faccia arrabbiata ci sta. Ma vuol dire che ci tiene molto, che vuole migliorare e lo dimostra tutti i giorni”.

Ha portato Miretti.
“Ho portato anche Nicolussi, è un ragazzo che ha avuto un infortunio al crociato. Io ho visto l’Under 23 l’altro giorno: di solito fatico a vedere le partite per intero perché mi annoio, mi ha divertito tanto che l’ho vista tutta e come premio l’ho portato”.

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