Ed eccoci qui a commentare una “rivoluzione” nel calcio moderno. Benvenuti nella Superlega, dove i sogni dei nostalgici vanno a distruggersi contro l’avanzare del business calcistico.
Sì perchè oggi, vuoi o non vuoi, le squadre sono delle vere e proprie aziende ed è fondamentale ricavarne il più possibile.
Sì perchè oggi le scelte di mercato dipendono più dal business, dal marketing e da questioni di bilancio che da volontà del giocatore e dal sogno del presidente.
Benvenuti nella Superlega: cosa è esattamente?
Dodici tra i più blasonati e ricchi club europei hanno annunciato congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dagli stessi Club Fondatori.
I dodici club fondatori sono Milan, Juventus e Inter (Italia), Arsenal, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Totthenam (Inghilterra), Atletico Madrid, Barcelona e Real Madrid (Spagna).
A questi non si aggiungeranno PSG (gli interessi di Al-Khelafi con la Fifa per Qatar 2022 bloccano ciò), Borussia Dortmund e Bayern Monaco (in Germania per legge i club devono essere al 50% di azionarato popolare e, dunque, è impossibile in questo momento proporre una votazione ndr).
Nel comunicato sulla nascita di tale competizione, però, vi è la dicitura: “E’ previsto che altri tre club aderiranno come Club Fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena possibile”. Occhio dunque a squadre come Porto, Ajax e Lipsia che potrebbero essere coinvolte.
La competizione
Dal comunicato si legge la struttura della competizione:
La nuova competizione prevederà la partecipazione di 20 club di cui 15 Club Fondatori e un meccanismo di qualificazione per altre 5 squadre, che verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente.
Le gare si disputeranno in match infrasettimanali con tutti i club partecipanti che continuano a competere nei loro rispettivi campionati nazionali, preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club.
Il torneo avrà inizio ad agosto, con i club partecipanti suddivisi in due gironi da dieci squadre, che giocheranno sia in casa che in trasferta e con le prime tre classificate di ogni girone che si qualificheranno automaticamente ai quarti di finale.Le quarte e quinte classificate si affronteranno in una sfida andata e ritorno per i due restanti posti disponibili per i quarti di finale. Il formato a eliminazione diretta, giocato sia in casa che in trasferta, verrà utilizzato per raggiungere la finale a gara secca che sarà disputata alla fine di maggio in uno stadio neutrale.
Dunque ci sarà una specie di wild card (termine rubato all’Eurolega nel basket) che fungerà da invito per 5 squadre “meritevoli” di accedere a tale competizione.
Tante similitudini con la pallacanestro
Tale nascita è, ovviamente, ostracizzata da UEFA, FIFA, Federazioni calcistiche varie e Governi. Sembra di assistere a ciò che abbiamo visto nel 2000 quando nacque la diatriba storica tra FIBA ed ULEB per l’Eurolega di basket, conclusasi poi con l’accettare la presenza di tale competizione nel mondo della pallacanestro.
Certo la Superlega un pò guarda a quel mondo, ammirando ciò che succede nella NBA. Il progetto delle squadre fondatrici è di passare da 3,2 miliardi di fatturato annuo a 5 e mezzo nel breve termine, puntando ai 10 miliardi nel medio-lungo termine e ciò sarà finanziato dal colosso newyorkese di servizi finanziari JPMorgan Chase & Co.
Ma in NBA le squadre non retrocedono e non sono sostituite. Ma per rendere sostenibile tutto ciò è stato creato ed ottimizzato il “salary cap“, il quale prevede tetti ad ingaggi e costi della franchigia. Poi è stato previsto quello del draft, secondo cui le squadre possono rafforzarsi ogni anno scegliendo i migliori prospetti al mondo. Ma lì è tutto il sistema che è totalmente diverso: in Europa non esistono campus o college che prevedono borse di studio offerte dalle squadre di calcio.
I pro ed i contro di tale scelta
Difficile trovare i pro di questa scelta, almeno per noi tifosi. Sicuramente vi è un grande introito economico per i club partecipanti, che rimpingueranno i propri bilanci. E le squadre partecipanti potranno permettersi più campioni o accaparrarsi i migliori prospetti in circolazione, magari in maniera equa ed equilibrando il mercato (come nel draft).
Un pro potrebbe essere, in un eventuale accordo con la UEFA ad oggi utopistico, quello di creare delle Coppe Europee con un sistema di promozioni e retrocessioni stile Nations League. Allora potremmo vedere realtà come il Sassuolo giocarsi l’accesso alla Champions League e, magari, essere promosso in Superlega successivamente.
I contro, in assenza di accordi e macro-riforme, sono sotto gli occhi di tutti: tanto potere economico in mano a poche. Questo rischierà di creare un divario insormontabile a discapito di favole come quelle del Leicester (ultima in ordine cronologico) o del Napoli o del Verona (per celebrare le imprese italiane) che rischiano di diventare solo sbiaditissimi ricordi per tutti i nostalgici. Si andrebbe a perdere l’ambizione e la meritocrazia sportiva e si andrebbe ad allontanare il tifoso dal calcio.
Sorrido a chi, invece, mi risponde: “Potrai vedere ogni settimana partite come PSG – Bayern Monaco”. Sì, è vero, è sempre stupendo guardare due big affrontarsi. Ma la magia è vederle contro ogni tanto, non abitudinariamente come una qualsiasi partita di serie A che si gioca ogni anno. Anche il derby della lanterna è sempre una partita affascinante eppure nessuna delle due è una big e, da molti anni, non si contendono niente di serio. Eppure, alzi la mano chi, in occasione del derby di Genoa, non si mette comodo a godersi quello scontro sportivo. Si andrebbe a perdere la magia e l’attesa che ruota dietro queste partite. E, persa la magia, del calcio non rimane nulla. Ammesso che, con questa Superlega, di calcio si possa ancora parlare.