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In Italia non si vince più

Allo stadio “Meazza” di San Siro vince la paura. Azzurri bloccati sullo 0-0 da una Svezia non irresistibile che fa valere il gol segnato all’andata. La nazionale italiana non prenderà parte ai prossimi mondiali, un evento che non si verificava dal lontano 1958.

Ma quale fulmine a ciel sereno! Quella che sta investendo l’Italia è una tempesta annunciata da tempo, lampi e saette sferzavano il cielo già da molto tempo prima di questo sciagurato playoff mondiale.

Ora ci ritroviamo a leccarci le ferite, ad additare quello o quell’altro come il vero colpevole di questa débâcle nazionale: l’allenatore senza esperienza, i calciatori senza attributi, il presidente della FIGC, vogliamo tutti un capro espiatorio. Non importa di chi sia, quello che vogliamo è una testa. Che salti. Il prima possibile.

Una persona è matura, la gente è un animale ottuso, pauroso e pericoloso, lo sai anche tu. (MIB – Men in Black, Barry Sonnenfeld, 1997)

Come è possibile che ci rendiamo conto che le cose non funzionano solo dopo che queste vanno a rotoli? Perché continuiamo a piangere sul latte versato?

Viviamo in un sistema che sta crollando su stesso, con la mancata qualificazione ai mondiali abbiamo probabilmente toccato uno dei punti più bassi a livello sportivo che ognuno di noi possa ricordare, ma ciò che è peggio è che, probabilmente, la tragedia svedese sia solo la punta dell’iceberg di un ingranaggio che non viene lubrificato da ormai troppo tempo.

Dove siamo a livello europeo? Da quanti anni ormai non reggiamo più il confronto con i club esteri? Vogliamo farci del male? Benissimo, quand’è stata l’ultima volta che la Ferrari ha vinto un campionato del mondo? E Valentino Rossi?  Per non parlare dello sci, del Basket, del Volley.

In Italia non si vince più.

E lo ripeto.

Fa male, molto male, sentir parlare di progetti, vivai, limitare gli stranieri, solo all’indomani di un fallimento. Ci lamentiamo dei negozi aperti nei giorni festivi ma continuiamo ad andarci e, contemporaneamente, rimaniamo quasi disgustati quando la piccola bottega di paese non garantisce orari di apertura consoni alle nostre comodità.

Stiamo piano piano distruggendo quanto di buono è stato costruito in questo Paese, vogliamo fare gli americani, le cose in grande, i colpi di scena, ma siamo da sempre stati degli umili artigiani, gente che quello che fa lo fa fatto bene, lavorando a testa bassa.

 

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