Fantapazznews dà seguito alla rubrica del nostro partner assocalciatori.it riportandone il seguente articolo: “IL PALLONE RACCONTA PAOLO MALDINI”
Alla veneranda età di 47 anni, quasi, l’8 luglio, faccio forse il mio primo pezzo in prima persona, fuori su vannizagnoli.it, apposta per fare anch’io l’editorialista. Vorrei citare molti illustri e chiari colleghi, giovani e meno, bellimbusti o personaggi di tv, faccio anch’io, allora, non ci sto. Ci sto e se non ci sto, perché gli altri sono molto più bravi.
Il più bravo di tutti, forse, è stato Paolino, vai Paolino, andava in fuga, sulla sinistra, da giovane. Ero al liceo, scientifico Lazzaro Spallanzani, a Reggio Emilia, la scuola di Romano Prodi e di Alessandro Iori, mito di Rubiera, di Mediaset Premium e Trc.
Dunque, Paolino esordisce nell’85, a Udine, io lo ricordo in un Milan-Waregem, avevo 14 anni e allora davvero sapevo di calcio e vita, mica come adesso. Silvia era in seconda media, alla Fontanesi, dov’ero cresciuto anch’io, e Paolino volava già. Classe, bello, mi pare piacesse, come Alberto Tomba, già ricordo l’avvocatessa Barbara Frabetti, di Montecchio, che diceva “E’ di un bello”.
Paolo si è poi messo con Adriana, ha avuto figli, uno è venuto alla Reggiana ma mi è sfuggito, niente terzo grado, niente domande ad minchiam, come avrebbe detto Franco Scoglio.
Paolo era incidente come un bomber, era da più palloni d’oro, è stato più grande di Giacinto, Facchetti, mito della fascia, mito mito, super mancino. Centrale di sinistra, esterno di sinistra, sempre a 4, Nazionale e Milan. Con Tassotti, anche a Usa ’94.
Paolino era solo per Teo Teocoli. Paolino meritava di essere titolare a Messico ’86, al posto di Antonio Cabrini. Paolo fu eccellente a Euro ’86 under, sconfitto ai rigori dalla Spagna, a Euro ’88, compreso nella semifinale con la Russia, alle notti magiche di Italia ’90.
Non evitò la mancata qualificazione a Svezia e Danimarca, colpa del palo di Rizzitelli. In Usa ’94 furoreggiò meno di Benarrivo, sarebbe stato meglio se avesse battuto un rigore al posto di Massaro, Franco Baresi o Baggio. Era il Baggio dei numeri 3.
Euro 96 fuori subito, Francia 98 con il papà Cesare fuori nei quarti, per la traversa alta su rigore di GiggidiBiagio, Giggi, proprio, lo chiamavano in Rai, fra romani.
Euro 2000 con oro sfumato allo scadere, colpo di Toldo, prima eroe. Il mondiale del 2002 fuori agli ottavi per la corruzione di Moreno. Addio Nazionale, assurdo, a 34 anni.
Paolino doveva restare, magari non saremmo usciti a Euro 2004, al primo turno, sarebbe stato titolare al posto di Zambrotta, senza che titolari a destra si alternassero Zaccardo e Oddo o a sinistra un altro che ci sfugge.
Maldini sarebbe stato super anche a 40 anni, a Euro 2008, con Donadoni che portò ai rigori la Spagna, poi tre trofei. Maldini lasciò con la coppa a 39 anni, Champions contro il Liverpool, con il fiatone finale. Lasciò nel ’99, ad anni 41, direbbe chi scrive bene. Paolo valeva i 45 anni, per davvero, da centrale, perché nel tempo si accentrò.
Paolo ha vinto scudetti e Champions, era il fidanzato e il figlio ideale, fra il tanto che abbiamo letto e visto balza la foto a militare, con il Mancio Mancini.
Di Paolo abbiamo il numero, non lo disturbiamo. Paolo è immenso, troppo per la nostra penna.
Paolo doveva prendersi il Milan, prendere la responsabilità del Milan, Paolo ha affrontato i tifosi contestatori, assurdi.
Chissà se Paolo è di destra, come Berlusconi, o di sinistra, come Zaccheroni. Paolo mai è stato in panchina, da Vicini e papà in Under 21 a Sacchi, da papà CT a Zoff, sino a Trapattoni.
Paolo sta bene anche senza calcio, tiene famiglia.
I Maldini, che dinastia.
Ci onoriamo di avere intervistato più volte Cesare, ci commuoviamo.
Avere un rapporto privilegiato con quanti più personaggi dello sport è un piacere assurdo, intenso. Come un gol.
Maldini è, sarà, l’emblema del difensore, come Cannavaro. A noi piace pensare diverso, preferiamo i difensori, i gregari, ai bomber dal gol insignificante, all’allenatore maestrino, al maestrino di giornalismo.
Paolo potrebbe fare il politico, la star tv, Paolo è l’emblema di professionalità e applicazione, di corsa e potenza. Paolo non ha segnato tanto, ecco, ma era un re delle diagonali, classico come Redondo.
Paolo, bandiera. Paolo, grazie, per davvero. Ci sentiamo per i 60 anni, dai. Ho la gastrite, provo a dormire.
Vanni Zagnoli